Situazione attuale

Se la gestione degli NPL in Italia fosse ottimale, perché ci troviamo adesso in questa situazione? La risposta più ovvia è che la gestione da parte di chi eroga il credito, che quindi subisce la creazione di un NPL, non è ottimale e può essere migliorata di molto.

Infatti se fino a qualche anno fa la tematica degli NPL era una mera situazione residuale nei bilanci dei prestatari, permettendo che una loro gestione non particolarmente puntuale non avesse grandi impatti in conto economico, l’incremento dei tassi di sofferenza a causa della crisi economica ha imposto una revisione dei modelli di: valutazione del credito in fase di erogazione, controllo in fase di incagliamento (cioè quando il prestito non è ancora dichiarato NPL) e gestione in fase di sofferenza.

Con questo, tuttavia, non si intende suggerire che una migliore gestione dei crediti possa annullare la creazione di NPL, ma piuttosto che si possa più velocemente riconoscerli ed accelerare la messa in atto delle migliori azioni che ne possano ridurre gli impatti sui conti economici dell’erogante.

Parallelismo con i modelli di tasso

Tuttavia che si sia arrivati a questa situazione non deve sorprendere, anche se è certo che sarebbe stato meglio svegliarsi prima, visto che non è la prima volta che la finanza italiana ed internazionale si fa sorprendere da avvenimenti critici solamente quando sono accaduti.

E’ facile ricordarsi della crisi dei mutui subprime del 2007 negli Stati Uniti (poi esportata in tutto il mondo), generata anche da una mancanza di sistemi di valutazione sufficientemente robusti o completi. I sistemi di allora non avevano permesso di capire con la necessaria coscienza o percezione che, in considerazione dell’enorme volume di titoli in circolazione, una riduzione di pochi punti percentuali nella probabilità di recupero dei prestiti ipotecari americani (circa 6% dal 2004 al 2007), avrebbe imposto una rilevante e drammatica riduzione del prezzo dei titoli di debito ad essi collegati, innescando così una violenta correzione di tutti gli asset.

In “Margin call”, film del 2011 che ha vinto l’orso d’oro al festival di Berlino, con Kevin Spacey, Demi Moore, Jeremy Irons, Zachary Quinto e Paul Bettany, viene mostrato, senza entrare nei dettagli, che seppur i tecnici avrebbero potuto essere coscienti della situazione, era stato deciso di ignorare la situazione perché si ipotizzava che gli scenari richiamati sopra non avrebbero potuto avverarsi.

Questo è un esempio della situazione, seppur romanzato, dove, utilizzando solamente una parte delle informazioni, si è andati incontro ad un disastro completo.

Post 2007, tutti i modelli di valutazione dei titoli di debito sono stati modificati per tenere conto di eventi inattesi (quello che i tecnici chiamano il “cigno nero”, richiamando alla memoria un libro di N.N. Taleb, la credenza che in natura i cigni dovessero essere necessariamente bianchi; questo fino a quando si è scoperto il primo cigno nero e cancellando completamente tali ipotesi – fortunatamente senza portare alle stesse conseguenze avute in questo caso -).

Ma questo non è l’unico caso; alla fine degli anni ottanta, la modalità standard in Italia per valutare un BTP, anche in grandi istituti finanziari, era il “rendimento immediato” (indicativamente il rapporto tra la cedola pagata dal titolo ed il suo prezzo); tutti erano a conoscenza della sua approssimazione della realtà, ma la semplicità di tale rapporto lo rendeva assolutamente preferibile rispetto a qualsiasi calcolo più preciso e complesso. In seguito, grazie all’avvento dei pc, si è potuto utilizzare una misura più puntuale e precisa che ha portato all’abbandono di tale metodo di valutazione.

Questo accadeva anche per le opzioni e per i derivati sui tassi di interesse o sulle azioni.

Giusto per citarne qualcuno, partirei dal 1973 con Black & Scholes che pubblicano il loro modello per la valutazione delle opzioni, poi Vasicheck nel 1977 che modellizza l’evoluzione dei tassi di interesse, seguito poi da un numero rilevante di pubblicazioni tra cui Hull & White nel 1990 e Brace, Gatarek e Musiela nel 1997, fino ad arrivare ai giorni nostri (infatti non passa anno che non vengano pubblicati approfondimenti tecnici o nuove proposte che, di volta in volta, modificano le ipotesi sottostanti ai modelli con l’obiettivo di dare risposte più generali o più precise dei modelli precedenti).

Va da sé, per definizione, che i modelli sono una “interpretazione” della realtà e quindi una loro approssimazione, tuttavia nel mondo finanziario l’agire senza una tale base pone numerosi limiti e vincoli.

Il Modello statistico/matematico come superamento dei limiti

Come è evidente, lo sviluppo di modelli di valutazione non è istantaneo ed il loro utilizzo avviene spesso parecchi anni la loro pubblicazione.

Allo stato attuale non esiste in letteratura alcun modello che si sia occupato specificatamente della valutazione degli NPL (italiani o esteri).

Viene quindi proposto il modello GDDA che permette, tramite l’analisi approfondita delle relazioni tra le variabili ed il valore atteso, di definire quale sia la forma funzionale corretta da utilizzare per valutare i singoli prestiti nelle diverse situazioni.

Questo sembra essere il primo riferimento matematico statistico pubblico per la risoluzione di tale tematica.

Operativamente quali vantaggi porterebbe al sistema l’avere a disposizione uno o più modelli

L’applicazione del modello GDDA alla valutazione dei portafogli apporta notevoli vantaggi:

  • Permette una valutazione oggettiva e corretta delle posizioni eliminando totalmente la componente emozionale legata ad una valutazione personale, ancorché  guidata da linee guida, per quanto stringenti
  • E’ applicabile scalarmente a tutti i prestiti, ancorchè di piccole dimensioni, ottenendo pertanto una completa valutazione di ogni singolo prestito e, per somma, di tutto il portafoglio
  • L’efficienza dell’attività di gestione incrementa notevolmente perché la forma funzionale permette un controllo totale sui risultati minimizzando nel contempo la variabilità dei valori attesi
  • Valorizza tutte le variabili rilevanti per la completezza dell’informazione, valutazione e gestione del prestito; a.e.: probabilità di ripagamento, importo di pagamento atteso, sensitivities e le azioni che hanno maggiore probabilità di successo, riducendo così i costi di gestione
  • L’utilizzo di un forma funzionale unica permette la replicabilità delle valutazioni confermando che alle stesse identiche condizioni, la valutazione dell’NPL deve essere la stessa
  • Una flessibilità non ottenibile in altre situazioni, in considerazione che anche con set informativo molto contenuto, il modello fornisce risultati efficaci; tuttavia è evidente che maggiori sono le informazioni a disposizione, maggiore è la precisione delle valutazioni

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